Testo e immagini tratti da:
"I movimenti e le abitudini delle piante rampicanti" (On the Movements and Habits of Climbing Plants) di Charles Darwin
"On the Movements and Habits of Climbing Plants" (1875).
Nell'opera, contenente fra l'altro le illustrazioni del figlio George, il sommo naturalista propose una spiegazione adattativa dei movimenti a spirale degli steli e dei viticci delle piante rampicanti verso la luce.
PIANTE ARRAMPICANTISI MEDIANTE FOGLIE
LE CLEMATIS
È stato osservato da lungo tempo che
parecchie piante s'arrampicano mediante le loro foglie, o coi loro pezioli (piccioli o gambi) o con
le loro coste mediane prolungate; ma esse non vennero del resto più
oltre descritte ma
al di là di questo semplice fatto nulla si sa di loro.
Palm e Mohl classificano queste piante con quelle che portano
viticci; ma essendo generalmente una foglia un oggetto definito, la
classificazione presente, benchè artificiale, ha almeno alcuni
vantaggi.
Ci sono altri vantaggi poiché le
piante rampicanti mediante foglie, sono inoltre intermedie in molti
riguardi fra le volubili e quelle a viticci. Otto specie di Clematis
e sette di Tropaeolum furono osservate per vedere
qual grado di diversità esisteva nel
modo di arrampicarsi nello stesso genere; e le differenze sono considerevoli.
CLEMATIS. - C.
glandulosa. - I sottili internodi superiori si girano,
muovendosi contro il corso del sole, precisamente come quelli d'una
vera pianta volubile, con una velocità media, giudicando da tre
rivoluzioni, di 3 ore e 48 minuti.
Il germoglio principale s'avviticchiò
immediatamente ad un bastone posto presso ad esso; ma,
dopo aver fatto una spira aperta d'un
giro e mezzo soltanto, salì diritto per un breve spazio e poi
invertì il suo corso e fece due giri in direzione contraria. Ciò fu
reso possibile dal pezzo diritto tra le spire opposte, il quale era
divenuto rigido.
Le foglie semplici, larghe ed ovali di
questa specie tropicale, coi loro pezioli grossi e
corti, sembrano male acconci per
qualsiasi movimento; e per l'avviticchiamento su per un bastone
verticale non vengono appunto adoperate.
Tuttavia, se il gambo d'una foglia
giovane viene strofinato con una sottile bacchetta
alcune volte da qualche parte, nel
corso di alcune ore si piegherà da quel lato; di poi si drizzerà di
nuovo. Sembrò che la parte inferiore fosse la più sensitiva; ma la
sensitività od irritabilità è leggera confrontata con quella che
troveremo in alcuna delle specie seguenti; così un cappietto di
spago, del peso di grani 1,64 (milligrammi 106,2) e pendente per
alcuni giorni da un gambo giovane, produsse un effetto appena
percettibile. È qui riportato uno schizzo di due giovani foglie che
avevano afferrato naturalmente due rami sottili.
Una bacchetta forcuta posta in modo da
premere leggermente sulla parte inferiore d'un
giovane gambo, lo fece piegare assai e
da ultimo in grado tale che la foglia passò al lato opposto dello
stelo; essendosi levato il bastone
forcuto, la foglia ricuperò lentamente la sua posizione primitiva.
Le foglie giovani cambiano
spontaneamente e gradatamente la loro posizione; quando sono
dapprima sviluppate, i pezioli sono
rivolti all'insù e paralleli allo stelo; essi si piegano poi
all'ingiù,
restando per breve tempo ad angoli
retti allo stelo, e poi diventano tanto arcuate all'ingiù che la
lamina della foglia guarda il suolo con la sua cima arricciata
all'interno, sicchè l'intero peziolo e la foglia formano insieme un
uncino.
Essi possono afferrare così qualunque
bacchetta con cui venissero in contatto mediante il movimento di
rivoluzione degl'internodi. Se ciò non ha luogo, conservano la loro
forma ad uncino per un tempo notevole,
e poi piegandosi all'insù, riprendono la loro posizione
originale volta all'alto, la quale è
di poi sempre mantenuta. I pezioli che hanno afferrato alcun oggetto,
s'ingrossano tosto assai e si fortificano, come si può vedere nel
disegno (fig. 1).
Clematis montana. - I
pezioli lunghi e sottili delle foglie, da giovani, sono sensibili, e
quando
vengono leggermente strofinati si
piegano dal lato strofinato, divenendo in seguito diritti.
Essi sono molto più sensibili dei
pezioli della C. glandulosa; giacchè un laccetto di filo del peso
d'un quarto di grano (milligrammi 16,2) li fece piegare; un altro del
peso di un ottavo di grano soltanto (milligrammi 8,1) ora agì ed ora
no.
La sensitività si stende dalla lamina
della foglia allo stelo. Posso qui riferire d'aver determinato in
tutti i casi i pesi dello spago e del filo adoperati, pesandone
diligentemente 50 pollici in una bilancia chimica e poi tagliandone
lunghezze misurate.
Il peziolo principale porta tre
foglioline; ma i loro corti pezioletti non sono sensibili. Un giovane
germoglio inclinato (mentre la pianta era nella serra) fece un gran
circolo opposto al corso del sole in 4 ore e 20 minuti, ma il dì
seguente, che era freddissimo, impiegò 5 ore e 10 minuti. Un bastone
posto presso uno stelo in rivoluzione, fu presto toccato dai pezioli
che stanno ad angolo retto, ed il movimento di rivoluzione fu così
arrestato.
I pezioli allora, essendo eccitati dal
contatto, cominciarono ad attorcersi lentamente intorno al bastone.
Quando il bastone era sottile, un peziolo s'attorceva talora due
volte intorno ad esso.
La foglia opposta non fu in alcun modo
influenzata. L'attitudine presa dallo stelo, dopo che il peziolo
aveva afferrato il bastone, era quella d'un uomo in piedi presso una
colonna, il quale gettasse il suo braccio orizzontalmente intorno ad
essa. Rispetto alla facoltà d'avviticchiarsi dello stelo, saranno
fatte alcune osservazioni, quando si tratterà della C. calycina.
Clematis Sieboldi. - Un
germoglio fece tre rivoluzioni contro il sole con una velocità media
di 3
ore ed 11 minuti. La forza
d'avviticchiamento è pari a quella dell'ultima specie. Le sue foglie
sono
quasi simili in istruttura ed in
funzione tranne che i pezioletti delle foglioline laterali e
terminali sono sensitive. Un laccetto di filo, del peso d'un ottavo
di grano, agì sul peziolo principale, ma non prima che fossero
scorsi due o tre giorni. Le foglie hanno l'abitudine notevole di
girarsi spontaneamente, generalmente in ellissi verticali, nel modo
stesso che sarà descritto parlando della C. microphylla, ma in minor
grado.
Clematis calycina. - I
giovani germogli sono sottili e flessibili; uno si girò, descrivendo
un'ampia forma ovale, in 5 ore e 30 minuti, ed un altro in 6 ore e 12
minuti. Essi seguirono il corso del sole; ma se si fosse osservato
abbastanza a lungo, si sarebbe probabilmente trovato che il corso
varia in questa specie, nonchè in tutte le altre del genere. Essa è
una pianta volubile piuttosto migliore delle due ultime specie: lo
stelo fece talvolta due giri spirali intorno ad un bastone sottile,
se questo era libero da ramicelli; esso poi corse su diritto per un
certo spazio, ed invertendo il suo corso fece uno o due giri in
direzione opposta. Quest'inversione della spira ebbe luogo in tutte
le specie precedenti.
Le foglie sono sì piccole, confrontate
con quelle della maggior parte delle altre specie, che i pezioli
sembrano dapprima male acconci per abbracciare. Nondimeno il
principale servizio del movimento di rivoluzione è di portarli in
contatto con oggetti circostanti, che vengono afferrati in modo
adagio, ma sicuro. I giovani pezioli, che sono soltanto sensitivi,
hanno le loro estremità chinate un poco
all'ingiù, in modo da essere in legger
grado uncinati; da ultimo, l'intera foglia, se non afferra nulla,
diventa orizzontale. Io strofinai
delicatamente con una bacchetta sottile le superficie inferiori di
due
giovani pezioli; ed in 2 ore e 30
minuti essi erano leggermente curvati in giù; in 5 ore, dopo essere
stati strofinati, l'estremità d'uno era piegata completamente
indietro, parallelamente alla porzione basale; poi in 4 ore divenne
nuovamente quasi diritta. A mostrare quanto sensibili sono i
pezioli, posso ricordare d'aver appena toccato le facce inferiori di
due con un po' d'acquerella, che, quando disseccò, formò una crosta
eccessivamente sottile e minuta; ma ciò bastò a farli piegare
ambedue all'ingiù in 24 ore.
Quando la pianta è giovane, ogni
foglia consiste di tre foglioline divise, che hanno dei pezioli che
si distinguono appena, e questi non sono sensibili; ma quando la
pianta è bene sviluppata, i pezioli delle due foglioline laterali e
terminali sono di lunghezza considerevole e divengono sensibili tanto
da essere capaci di afferrare un oggetto in qualunque direzione.
Quando un peziolo ha afferrato una
bacchetta, subisce dei mutamenti notevoli, che si possono
osservare nelle altre specie, ma in
modo meno fortemente marcato, e che verranno descritti qui una
volta per tutte. Il peziolo che
afferra, nel corso di due o tre giorni si gonfia assai, e finalmente
diventa grosso quasi due volte l'opposto peziolo che nulla ha
abbracciato.
Quando si pongono sotto al microscopio
sottili fette trasverse d'ambedue, la loro differenza è
evidentissima; la faccia del peziolo, che è stata in contatto col
sostegno, è formata d'uno strato di cellule incolore coi loro assi
più lunghi diretti dal centro, e queste sono moltissimo più grandi
delle cellule corrispondenti nel peziolo opposto od inalterato; anche
le cellule centrali sono fino ad un certo grado ingrandite ed il
tutto è molto indurito.
La superficie esterna diventa in
generale d'un rosso brillante. Ma un mutamento di gran lunga
maggiore di quello che è visibile, ha
luogo nella natura dei tessuti; il peziolo della foglia che non sta
abbracciato è flessibile e può venir
infranto facilmente, mentre quello abbracciato acquista un grado
straordinario di tenacità e rigidezza,
sicchè è necessaria una forza considerevole per farlo in pezzi. Con
questo mutamento viene acquistata probabilmente grande durevolezza;
ciò avviene almeno nei pezioli abbracciati della Clematis Vitalba.
Il significato di questi cambiamenti è ovvio; i pezioli, cioè,
possono così sostenere saldamente e durevolmente lo stelo.
Clematis microphylla, varietà
leptophylla. - I lunghi e sottili internodi di questa specie
dell'Australia si girano talvolta in
una direzione e talvolta nell'opposta, descrivendo delle ellissi
lunghe, strette, irregolari o dei grandi circoli. Quattro rivoluzioni
furono compiute con una velocità media di un'ora e 51 minuti, con la
differenza di cinque minuti; sicchè questa specie si muove più
rapidamente delle altre del genere. I germogli posti presso un
bastone verticale, o si avviticchiarono o l'afferrarono con le parti
basali dei loro pezioli. Le foglie giovani sono quasi della stessa
forma di quelle della C. Viticola, e agiscono nel modo stesso come un
uncino, come si descriverà parlando di quella specie. Ma le
foglioline sono più divise, ed ogni segmento, quando è giovane,
termina in una punta alquanto dura, che è molto curvata in giù ed
internamente; sicchè l'intera foglia s'impossessa prontamente di
qualunque oggetto vicino. I pezioli delle giovani foglioline
terminali subiscono l'influenza di laccetti di filo del peso di 1/8 e
persino di 1/16 di grano. La porzione basale del peziolo principale è
molto meno sensibile, ma afferrerà un bastone contro cui è
compressa.
Le foglie, quando sono giovani, sono in
un lento movimento continuo e spontaneo. Una campana
di vetro fu messa sopra un germoglio
assicurato ad un bastone ed i movimenti delle foglie furono
tracciati su di esso durante parecchi
giorni. In generale era formata una linea molto irregolare; ma un
giorno, nel corso di otto ore e tre quarti, la figura rappresentava
chiaramente tre ellissi e mezza
irregolari, di cui la più perfetta fu
compiuta in 2 ore e 35 minuti. Le due foglie opposte si muovevano
indipendentemente l'una dall'altra.
Questo movimento delle foglie
aiuterebbe quello degli internodi nel portare i pezioli in contatto
con oggetti circostanti. Scopersi questo movimento troppo tardi per
poterlo osservare nelle altre specie; ma dall'analogia posso appena
dubitare che almeno le foglie di C. Viticella, C. Flammula e C.
Vitalba non si muovono spontaneamente; e giudicando dalla C.
Sieboldi,
ciò ha luogo probabilmente nella C.
montana e C. calycina.
M'accertai che le semplici foglie della
C. glandulosa non offrivano alcun movimento spontaneo di rivoluzione.
Clematis Viticella, varietà
venosa. - In questa e nelle due specie seguenti la facoltà
di avviticchiarsi spiralmente è affatto
perduta, e ciò sembra essere la conseguenza della diminuita flessibilità degl'internodi e
dell'impedimento cagionato dalle maggiori dimensioni delle foglie. Ma
il movimento di rivoluzione, benchè ristretto, non è perduto. Nella nostra specie era presente un
internodo giovane, posto in fronte d'una finestra, fece tre strette
ellissi, trasversalmente alla direzione della luce, con una velocità
media di 2 ore e 40 minuti. Quando fu posta in modo che i movimenti
procedessero verso la luce in direzione opposta, la velocità fu di
molto accelerata in una metà del corso e ritardata nell'altra, al
pari delle piante volubili. Le ellissi erano piccole; il diametro più
lungo, descritto dall'apice d'un germoglio che portava un paio dì
foglie non tese, fu soltanto di pollici 4 5/8 e quello fatto
dall'apice del penultimo internodio soltanto di pollici 1 1/8. Nel
più favorevole periodo di crescita, ogni foglia veniva difficilmente
portata in qua e in là più di due e tre pollici dal movimento
degl'internodi, ma, come fu riferito sopra, è probabile che le
foglie stesse si muovano spontaneamente. Il movimento dell'intero
germoglio per opera del vento e del suo rapido sviluppo sarebbe
probabilmente quasi altrettanto efficace che questi movimenti
spontanei, portando i pezioli in contatto con oggetti circostanti.
Le foglie sono di dimensioni grandi.
Ognuna porta tre paia di foglioline laterali ed una terminale, tutte sostenute da pezioletti piuttosto
lunghi. Il peziolo principale si piega un po' angolarmente in giù ad
ogni punto ove sorge un paio di foglioline (vedi fig. 2), ed il
pezioletto della fogliolina terminale è piegato in giù ad angolo
retto; quindi l'intero peziolo, con la sua estremità piegata
rettangolarmente, agisce come un uncino.
Quest'uncino, essendo i pezioli
laterali diretti un poco all'insù, forma un eccellente apparato da
afferrare, mediante il quale le foglie si avvinghiano prontamente ad
oggetti circostanti.
Se esse non pigliano nulla, l'intero
peziolo cresce da ultimo diritto. Il peziolo principale, i
pezioletti e i tre rami, in cui si
suddivide generalmente ogni sub-peziolo basale-laterale, sono tutti
sensitivi. La porzione basale del
peziolo principale, fra la stelo ed il primo paio di foglioline, è
meno sensitiva del resto; afferrerà tuttavia un bastone, con cui è
lasciato in contatto.
La superficie inferiore della porzione
terminale piegata rettangolarmente (la quale porta la fogliolina
terminale) che forma la parte interna dell'estremità dell'uncino, e
la parte più sensitiva; e questa parte è evidentemente la meglio
adattata a prendere un sostegno distante. Per mostrare la differenza
di sensibilità, posi pian piano dei laccetti di spago dello stesso
peso (in un caso del peso soltanto di 0,82 di grano o milligrammi
53,14) sui vari pezioletti laterali e su quello terminale; in alcune
ore l'ultimo era piegato, ma dopo 24 ore non era prodotto nessun
effetto sugli altri pezioletti. Inoltre un pezioletto terminale posto
in contatto con un bastone sottile divenne sensibilmente curvo in 45
minuti ed in un'ora e 10 minuti percorse novanta gradi; mentre un
pezioletto laterale non divenne curvato sensibilmente prima che
fossero scorse 3 ore e 30 minuti. In tutti i casi se si tolgono via i
bastoni, i pezioli continuano a muoversi per molti giorni dopo, così
pure fanno dopo un leggero strofinamento; ma si drizzano di nuovo
dopo un intervallo di circa un giorno, cioè se la flessione non è
stata molto grande o lungamente continuata.
La differenza graduata nell'estensione
della sensibilità nei pezioli della specie su descritta merita
nota. Nella C. montana essa è
limitata al peziolo principale e non si estende ai pezioletti delle
tre foglioline; così è con giovani piante di C. calycina, ma in
piante più vecchie si stende ai tre pezioletti. Nella C. Viticella
la sensitività si stende ai pezioli delle sette foglioline ed alle
suddivisioni dei pezioletti
basali-laterali.
Ma in quest'ultima specie essa
diminuisce nella parte basale del peziolo principale, in
cui soltanto risiedeva nella C.
montana; mentre aumenta nella porzione terminale bruscamente piegata.
Clematis Flammula. - I
germogli piuttosto grossi, diritti e rigidi, quando crescono
vigorosamente nella primavera, fanno piccole rivoluzioni ovali,
seguendo il sole nel loro corso. Quattro ne furono
fatte con una velocità media di 3 ore
e 45 minuti. L'asse più lungo dell'ovale, descritto dal vertice
estremo, era diretto ad angolo retto alla linea di congiunzione fra
le foglie opposte; la sua lunghezza era in un caso solamente pollici
1 3/8 ed in un altro 1 6/8; sicchè le giovani foglie erano mosse per
una brevissima distanza. I germogli della stessa pianta, osservati
nel mezzo dell'estate, quando non crescevano sì rapidamente, non si
giravano punto.
Tagliai un'altra pianta sul principio
dell'estate, sicchè per il primo d'agosto aveva formato germogli
nuovi e mediocremente vigorosi; questi,
osservati sotto una campana di vetro, erano alcuni giorni
affatto stazionari ed altri giorni si
muovevano in qua ed in là per circa un ottavo di pollice soltanto.
Per conseguenza la forza di rivoluzione è molto indebolita in questa
specie, e in circostanze sfavorevoli è completamente perduta. Il
germoglio per venir in contatto con oggetti circostanti deve
dipendere dal movimento probabilmente, ma non di certo spontaneo
delle foglie, dal rapido ingrandimento e dal movimento prodotto dal
vento.
Quindi è forse per ciò che i pezioli
hanno acquistato un alto grado di sensitività come un compenso per
la piccola forza di movimento dei germogli.
I pezioli sono piegati all'ingiù, ed
hanno la stessa forma generale ad uncino come nella C. Viticella. Il
peziolo medio ed i pezioletti laterali sono sensibili, specialmente
la porzione terminale
molto piegata. Essendo qui la
sensibilità maggiore che in qualunque altra specie del genere da me
osservata, ed essendo essa notevole per
se stessa, ne darò qui più minuziosi dettagli. I pezioli, quando
sono sì giovani che non si sono separati uno dall'altro, non sono
sensitivi; quando la lamina d'una fogliolina ha raggiunto la
lunghezza di un quarto di pollice (cioè circa un sesto della sua
piena
grandezza), la sensitività è al
colmo; ma a quest'epoca i pezioli sono molto più pienamente
sviluppati delle lamine delle foglie.
I pezioli completamente sviluppati sono
non per nulla sensitivi. Un bastone sottile posto in modo da premere
leggermente contro un peziolo, che aveva una fogliolina lunga un
quarto di pollice, fece piegare il peziolo in 3 ore e 15 minuti. In
un altro caso un peziolo s'arricciò completamente intorno ad un
bastone in 12 ore. Questi pezioli furono lasciati arricciare per 24
ore, ed i bastoni vennero poi levati; ma quelli non si drizzarono
più. Presi una bacchetta più sottile dello stesso peziolo, e con
essa soffregai leggermente parecchi pezioli quattro volte su e giù;
essi si arricciarono leggermente in un'ora e 55 minuti; la curvatura
aumentò per alcune ore e poi cominciò a diminuire, ma dopo 25 ore
dal tempo del soffregamento rimaneva una traccia di curvatura. Alcuni
altri pezioli soffregati parimente due volte, cioè una su ed una
giù, s'incurvarono percettibilmente in circa 2 ore e 30 min.,
muovendosi il pezioletto terminale più dei laterali; essi si
drizzarono tutti di bel nuovo in
12 o 14 ore.
Finalmente un tratto, lungo circa un
ottavo di pollice, d'un pezioletto, fu soffregato leggermente con la
stessa bacchetta una volta soltanto; esso s'incurvò leggermente in 3
ore, restò così per undici ore, ma il mattino seguente era affatto
diritto.
Le osservazioni seguenti sono più
precise. Dopo aver provato pezzi più pesanti di spago e filo,
posi un laccetto di spago fino del peso
di grani 1,34 (milligr. 67,4) sopra un pezioletto terminale: in 6 ore
e 40 minuti si potè vedere una curvatura; in 24 ore il peziolo
formava un anello aperto intorno allo spago; in 48 ore l'anello era
quasi chiuso sullo spago, ed in 72 ore lo teneva sì saldamente, che
fu necessaria un po' di forza per ritirarlo. Un laccetto del peso di
0,52 di grano (milligr. 33,7) fece curvare appena percettibilmente in 14
ore un pezioletto laterale, ed in 24 ore percorse 90 gradi. Queste
osservazioni furono fatte durante l'estate: le seguenti furono fatte
in primavera, quando i pezioli sono evidentemente più sensibili: -
Un laccetto di filo, del peso d'un ottavo di grano (milligr. 8,1) non
produsse nessun effetto sui pezioletti laterali, ma posto sopra uno
terminale, lo fece curvare mediocremente dopo 24 ore; la
curvatura, benchè il laccetto restasse sospeso, era diminuita dopo
48 ore, ma non scomparve mai, dimostrando
che il peziolo s'era in parte abituato allo stimolo insufficiente.
Questo esperimento fu
ripetuto due volte con risultato press'a poco uguale. Finalmente sopra un pezioletto terminale (essendo
la pianta naturalmente in una stanza tranquilla e chiusa) si pose
pian piano due volte mediante una pinzetta un cappietto di filo, del
peso d'un sedicesimo di grano soltanto (milligr. 4,05), e questo peso
produsse certamente una flessione, che aumentò molto adagio, finchè
il peziolo ebbe percorsi novanta gradi; al di là di questi non si
mosse; nè il peziolo. rimanendo il laccetto sospeso, si drizzò mai
di nuovo perfettamente.
Quando consideriamo, da una parte, la
grandezza e rigidità dei pezioli e, dall'altra, la sottigliezza e
la mollezza d'un filo di cotone fino, e
ciò che è più un peso estremamente piccolo d'un sedicesimo di
grano (milligr. 4,05), questi fatti sono notevoli. Ma io ho ragione
di credere che anche un peso minore ecciti curvamento, quando preme
su d'una superficie più larga di quella su cui agisce un filo.
Avendo notato che l'estremità d'uno spago sospeso, che
accidentalmente toccava un peziolo, lo faceva piegare, presi due
pezzi di filo sottile, lunghi 10 pollici (del peso di grani 1,64), e,
legatili ad un bastone, li lasciai pendere quasi tanto
perpendicolarmente in giù quanto la loro sottigliezza e forma
flessuosa, dopo essere stati tesi, lo permettevano; posi quindi pian
piano le loro estremità in modo da posare appena sui due pezioli, e
questi si curvarono senz'altro in trentasei ore. Una delle estremità
toccava l'angolo fra un pezioletto terminale ed uno laterale, ed in
48 ore essa fu presa tra essi come da una tenaglia. In questi casi la
pressione, benchè stesa sopra una superficie più larga di quella
toccata dal filo di cotone, deve essere stata eccessivamente
leggiera.
Clematis Vitalba. - Le
piante erano in vasi e non sane, sicchè non oso fidarmi delle mie
osservazioni, che indicano molta
somiglianza nelle abitudini con la C. Flammula.
Ricordo questa specie soltanto perchè
ho veduto molte prove che i pezioli allo stato di natura sono
eccitati al movimento da leggerissima pressione. Per esempio, li ho
trovati abbraccianti dei fili d'erba avvizzita, le giovani e molli
foglie d'un acero e i peduncoli dei fiori di una Briza. Gli ultimi
sono sottili quanto i peli della barba d'un uomo, ma furono
completamente circondati ed afferrati. I pezioli d'una foglia, tanto
giovane che nessuna delle foglioline era spiegata, avevano afferrato
in parte una bacchetta. Quelli di quasi tutte le foglie vecchie,
quand'anche non sono attaccati a nessun oggetto, sono molto
convoluti; ma ciò dipende dall'esser essi, quand'erano giovani,
venuti in contatto per parecchie ore con qualche oggetto di poi
levato.
In ognuna delle suddescritte specie,
coltivate in vasi e diligentemente osservate, non vi fu
alcun piegamento permanente dei pezioli
senza lo stimolo del contatto.
D'inverno, le lamine delle foglie della
C. Vitalba cadono; ma i pezioli (come fu osservato da Mohl) restano
attaccati ai rami, talvolta per due stagioni; ed essendo convoluti,
essi rassomigliano curiosamente a veri viticci, come quelli che
possiede il genere affine Naravelia.
I pezioli che hanno abbracciato qualche
oggetto diventano molto più rigidi, duri e puliti di quelli che non
riuscirono ad adempiere questa funzione loro propria.
Tradotto da Canestrini, Giovanni e Saccardo, P. A. nel 1878. Revisitato e corretto da Matt Droberry 2012
Testo integrale tradotto originale disponibile qui
________________________________________________________________________________
Mi sembrava doveroso pubblicare il capitolo dedicato alle Clematis oggetto di studi di Charles Darwin.
Il tutto è venuto fuori poichè ho incorrettamente chiamato viticci i piccioli (piziolo invece è il termine dotto oggi quasi caduto in disuso) con cui le clematis si aggrappano dove possibile, come giustamente qualcuno mi ha fatto notare. Ho voluto approfondire l'argomento ed ho trovato Darwin, proprio lui stesso dichiara che è incorretto chiamarli viticci come i suoi predecessori avevano fatto.
Di certo il materiale di studio è un pò pesante poichè molto dettagliato, ma dà un idea dei diversi modi di arrampicarsi delle clematis di diverse specie.
Aggiungo alcune considerazioni mie visto che sto sperimentando io stesso diversi modi di far arrampicare le suddette.
E' certo che la maggior parte delle clematis si arrimpica facilmente sui supporti più disparati, ma vi sono anche dei limiti. Esattamente come le Passiflore (loro hanno i viticci), le clematis non amano avvolgere i loro piccioli intorno ad oggetti metallici di un certo spessore ed ancor meno se questi sono rettangolari, tuttavia è possibile come si può vedere dalla foto (a forza di insistere ed in condizioni senza vento). Per esempio detestano una ringhiera con le sbarre non cilindriche, è come se in un certo senso fossero anche coscienti del fatto che le parti metalliche sotto il sole accumulano il calore.
I supporti più usati sono sicuramente le bacchette o canne di bambu, da preferire sono i materiali naturali a base di legno o corde di juta.
Tuttavia vengono utilizzate anche bastoncini e bacchette o grate di plastica, fili di nylon o fili di ferro plastificati. Ve ne mostro qui alcuni tipi con i piccioli avvinghiati.
Ovviamente all'epoca degli studi di Darwin non erano disponibili materiali sintetici, cmq il tempo di avvinghiamento intorno a dei materiali naturali è di gran lunga minore rispetto a quelli metallici o sintetici.
Giustamente le condizioni climatiche come da lui stesso osservato sono molto influenti. La crescita è molto sviluppata durante la primavera o durante il periodo che precede la fioritura. Una volta aperti i boccioli la pianta concentra tutta l'attenzione sui suoi fiori e sulla buona nascita della sua prole tramite i semi.
Qui si attorciglia su in filo di nylon strozzando contemporaneamente una altra clematide facendole capovolgere la visuale (purtroppo nelle giornate ventose può succedere di tutto!)
Questa ha raggiunto la lodevole altezza di oltre 2 metri e per non farla cadere ho teso un filo di nylon a mò di arco.
anche questa va a formare una sorta di arco oltre l'orizzonte!
Altre specie invece come la Alpina, la Durandi o la Serratifolia tendono poco ad autoreggersi e per evitare che si pieghino o si spezzino è necessario legarle o fissarle con appositi legacci.
Ecco alcuni esempi:
Per farle arrampicare esistono diversi modi e diversi supporti, eccone alcuni esempi:
Questa è una grata adatta a quelle più piccole (in questo caso mal sfruttata dalla Vigna Caracalla)
Si possono autocostruire grate con le stecche di bambù
o con il fil di ferro plastificato
In commercio vi sono le grate di plastica verdi (quelle più economiche)
o di legno lievemente più costose.
Per farle arrampicare esistono diversi modi e diversi supporti, eccone alcuni esempi:
Cordicella per contenere i rami che altrimenti tendono a piegarsi in zone indesiderite rischiando di spezzarsi.
Questa è una grata adatta a quelle più piccole (in questo caso mal sfruttata dalla Vigna Caracalla)
Si possono autocostruire grate con le stecche di bambù
o con il fil di ferro plastificato
In commercio vi sono le grate di plastica verdi (quelle più economiche)
o di legno lievemente più costose.
Nessun commento:
Posta un commento