martedì 10 aprile 2012

Da "I movimenti e le abitudini delle piante rampicanti" di Charles Darwin


Testo e immagini tratti da:

"I movimenti e le abitudini delle piante rampicanti" (On the Movements and Habits of Climbing Plants) di Charles Darwin


Il testo riproduce la prima traduzione in italiano dell'opera di Charles R. Darwin,
"On the Movements and Habits of Climbing Plants" (1875).
Nell'opera, contenente fra l'altro le illustrazioni del figlio George,  il sommo naturalista propose una spiegazione adattativa dei movimenti a spirale degli steli e dei viticci delle piante rampicanti verso la luce.


PIANTE ARRAMPICANTISI MEDIANTE FOGLIE

LE CLEMATIS

È stato osservato da lungo tempo che parecchie piante s'arrampicano mediante le loro foglie, o coi loro pezioli (piccioli o gambi) o con le loro coste mediane prolungate; ma esse non vennero del resto più oltre descritte ma al di là di questo semplice fatto nulla si sa di loro. Palm e Mohl classificano queste piante con quelle che portano viticci; ma essendo generalmente una foglia un oggetto definito, la classificazione presente, benchè artificiale, ha almeno alcuni vantaggi.
Ci sono altri vantaggi poiché le piante rampicanti mediante foglie, sono inoltre intermedie in molti riguardi fra le volubili e quelle a viticci. Otto specie di Clematis e sette di Tropaeolum furono osservate per vedere
qual grado di diversità esisteva nel modo di arrampicarsi nello stesso genere; e le differenze sono considerevoli.
CLEMATIS. - C. glandulosa. - I sottili internodi superiori si girano, muovendosi contro il corso del sole, precisamente come quelli d'una vera pianta volubile, con una velocità media, giudicando da tre rivoluzioni, di 3 ore e 48 minuti.
Il germoglio principale s'avviticchiò immediatamente ad un bastone posto presso ad esso; ma,
dopo aver fatto una spira aperta d'un giro e mezzo soltanto, salì diritto per un breve spazio e poi invertì il suo corso e fece due giri in direzione contraria. Ciò fu reso possibile dal pezzo diritto tra le spire opposte, il quale era divenuto rigido.
Le foglie semplici, larghe ed ovali di questa specie tropicale, coi loro pezioli grossi e
corti, sembrano male acconci per qualsiasi movimento; e per l'avviticchiamento su per un bastone verticale non vengono appunto adoperate.
Tuttavia, se il gambo d'una foglia giovane viene strofinato con una sottile bacchetta
alcune volte da qualche parte, nel corso di alcune ore si piegherà da quel lato; di poi si drizzerà di nuovo. Sembrò che la parte inferiore fosse la più sensitiva; ma la sensitività od irritabilità è leggera confrontata con quella che troveremo in alcuna delle specie seguenti; così un cappietto di spago, del peso di grani 1,64 (milligrammi 106,2) e pendente per alcuni giorni da un gambo giovane, produsse un effetto appena percettibile. È qui riportato uno schizzo di due giovani foglie che avevano afferrato naturalmente due rami sottili.

Una bacchetta forcuta posta in modo da premere leggermente sulla parte inferiore d'un
giovane gambo, lo fece piegare assai e da ultimo in grado tale che la foglia passò al lato opposto dello
stelo; essendosi levato il bastone forcuto, la foglia ricuperò lentamente la sua posizione primitiva.

Le foglie giovani cambiano spontaneamente e gradatamente la loro posizione; quando sono
dapprima sviluppate, i pezioli sono rivolti all'insù e paralleli allo stelo; essi si piegano poi all'ingiù,
restando per breve tempo ad angoli retti allo stelo, e poi diventano tanto arcuate all'ingiù che la lamina della foglia guarda il suolo con la sua cima arricciata all'interno, sicchè l'intero peziolo e la foglia formano insieme un uncino.
Essi possono afferrare così qualunque bacchetta con cui venissero in contatto mediante il movimento di rivoluzione degl'internodi. Se ciò non ha luogo, conservano la loro
forma ad uncino per un tempo notevole, e poi piegandosi all'insù, riprendono la loro posizione
originale volta all'alto, la quale è di poi sempre mantenuta. I pezioli che hanno afferrato alcun oggetto, s'ingrossano tosto assai e si fortificano, come si può vedere nel disegno (fig. 1).



Clematis montana. - I pezioli lunghi e sottili delle foglie, da giovani, sono sensibili, e quando
vengono leggermente strofinati si piegano dal lato strofinato, divenendo in seguito diritti.
Essi sono molto più sensibili dei pezioli della C. glandulosa; giacchè un laccetto di filo del peso d'un quarto di grano (milligrammi 16,2) li fece piegare; un altro del peso di un ottavo di grano soltanto (milligrammi 8,1) ora agì ed ora no.
La sensitività si stende dalla lamina della foglia allo stelo. Posso qui riferire d'aver determinato in tutti i casi i pesi dello spago e del filo adoperati, pesandone diligentemente 50 pollici in una bilancia chimica e poi tagliandone lunghezze misurate.
Il peziolo principale porta tre foglioline; ma i loro corti pezioletti non sono sensibili. Un giovane germoglio inclinato (mentre la pianta era nella serra) fece un gran circolo opposto al corso del sole in 4 ore e 20 minuti, ma il dì seguente, che era freddissimo, impiegò 5 ore e 10 minuti. Un bastone posto presso uno stelo in rivoluzione, fu presto toccato dai pezioli che stanno ad angolo retto, ed il movimento di rivoluzione fu così arrestato.
I pezioli allora, essendo eccitati dal contatto, cominciarono ad attorcersi lentamente intorno al bastone. Quando il bastone era sottile, un peziolo s'attorceva talora due volte intorno ad esso.
La foglia opposta non fu in alcun modo influenzata. L'attitudine presa dallo stelo, dopo che il peziolo aveva afferrato il bastone, era quella d'un uomo in piedi presso una colonna, il quale gettasse il suo braccio orizzontalmente intorno ad essa. Rispetto alla facoltà d'avviticchiarsi dello stelo, saranno fatte alcune osservazioni, quando si tratterà della C. calycina.

Clematis Sieboldi. - Un germoglio fece tre rivoluzioni contro il sole con una velocità media di 3
ore ed 11 minuti. La forza d'avviticchiamento è pari a quella dell'ultima specie. Le sue foglie sono
quasi simili in istruttura ed in funzione tranne che i pezioletti delle foglioline laterali e terminali sono sensitive. Un laccetto di filo, del peso d'un ottavo di grano, agì sul peziolo principale, ma non prima che fossero scorsi due o tre giorni. Le foglie hanno l'abitudine notevole di girarsi spontaneamente, generalmente in ellissi verticali, nel modo stesso che sarà descritto parlando della C. microphylla, ma in minor grado.

Clematis calycina. - I giovani germogli sono sottili e flessibili; uno si girò, descrivendo un'ampia forma ovale, in 5 ore e 30 minuti, ed un altro in 6 ore e 12 minuti. Essi seguirono il corso del sole; ma se si fosse osservato abbastanza a lungo, si sarebbe probabilmente trovato che il corso varia in questa specie, nonchè in tutte le altre del genere. Essa è una pianta volubile piuttosto migliore delle due ultime specie: lo stelo fece talvolta due giri spirali intorno ad un bastone sottile, se questo era libero da ramicelli; esso poi corse su diritto per un certo spazio, ed invertendo il suo corso fece uno o due giri in direzione opposta. Quest'inversione della spira ebbe luogo in tutte le specie precedenti.

Le foglie sono sì piccole, confrontate con quelle della maggior parte delle altre specie, che i pezioli sembrano dapprima male acconci per abbracciare. Nondimeno il principale servizio del movimento di rivoluzione è di portarli in contatto con oggetti circostanti, che vengono afferrati in modo adagio, ma sicuro. I giovani pezioli, che sono soltanto sensitivi, hanno le loro estremità chinate un poco
all'ingiù, in modo da essere in legger grado uncinati; da ultimo, l'intera foglia, se non afferra nulla,
diventa orizzontale. Io strofinai delicatamente con una bacchetta sottile le superficie inferiori di due
giovani pezioli; ed in 2 ore e 30 minuti essi erano leggermente curvati in giù; in 5 ore, dopo essere stati strofinati, l'estremità d'uno era piegata completamente indietro, parallelamente alla porzione basale; poi in 4 ore divenne nuovamente quasi diritta. A mostrare quanto sensibili sono i pezioli, posso ricordare d'aver appena toccato le facce inferiori di due con un po' d'acquerella, che, quando disseccò, formò una crosta eccessivamente sottile e minuta; ma ciò bastò a farli piegare ambedue all'ingiù in 24 ore.

Quando la pianta è giovane, ogni foglia consiste di tre foglioline divise, che hanno dei pezioli che si distinguono appena, e questi non sono sensibili; ma quando la pianta è bene sviluppata, i pezioli delle due foglioline laterali e terminali sono di lunghezza considerevole e divengono sensibili tanto da essere capaci di afferrare un oggetto in qualunque direzione.
Quando un peziolo ha afferrato una bacchetta, subisce dei mutamenti notevoli, che si possono
osservare nelle altre specie, ma in modo meno fortemente marcato, e che verranno descritti qui una
volta per tutte. Il peziolo che afferra, nel corso di due o tre giorni si gonfia assai, e finalmente diventa grosso quasi due volte l'opposto peziolo che nulla ha abbracciato.
Quando si pongono sotto al microscopio sottili fette trasverse d'ambedue, la loro differenza è evidentissima; la faccia del peziolo, che è stata in contatto col sostegno, è formata d'uno strato di cellule incolore coi loro assi più lunghi diretti dal centro, e queste sono moltissimo più grandi delle cellule corrispondenti nel peziolo opposto od inalterato; anche le cellule centrali sono fino ad un certo grado ingrandite ed il tutto è molto indurito.
La superficie esterna diventa in generale d'un rosso brillante. Ma un mutamento di gran lunga
maggiore di quello che è visibile, ha luogo nella natura dei tessuti; il peziolo della foglia che non sta
abbracciato è flessibile e può venir infranto facilmente, mentre quello abbracciato acquista un grado
straordinario di tenacità e rigidezza, sicchè è necessaria una forza considerevole per farlo in pezzi. Con questo mutamento viene acquistata probabilmente grande durevolezza; ciò avviene almeno nei pezioli abbracciati della Clematis Vitalba. Il significato di questi cambiamenti è ovvio; i pezioli, cioè, possono così sostenere saldamente e durevolmente lo stelo.

Clematis microphylla, varietà leptophylla. - I lunghi e sottili internodi di questa specie
dell'Australia si girano talvolta in una direzione e talvolta nell'opposta, descrivendo delle ellissi lunghe, strette, irregolari o dei grandi circoli. Quattro rivoluzioni furono compiute con una velocità media di un'ora e 51 minuti, con la differenza di cinque minuti; sicchè questa specie si muove più rapidamente delle altre del genere. I germogli posti presso un bastone verticale, o si avviticchiarono o l'afferrarono con le parti basali dei loro pezioli. Le foglie giovani sono quasi della stessa forma di quelle della C. Viticola, e agiscono nel modo stesso come un uncino, come si descriverà parlando di quella specie. Ma le foglioline sono più divise, ed ogni segmento, quando è giovane, termina in una punta alquanto dura, che è molto curvata in giù ed internamente; sicchè l'intera foglia s'impossessa prontamente di qualunque oggetto vicino. I pezioli delle giovani foglioline terminali subiscono l'influenza di laccetti di filo del peso di 1/8 e persino di 1/16 di grano. La porzione basale del peziolo principale è molto meno sensibile, ma afferrerà un bastone contro cui è compressa.
Le foglie, quando sono giovani, sono in un lento movimento continuo e spontaneo. Una campana
di vetro fu messa sopra un germoglio assicurato ad un bastone ed i movimenti delle foglie furono
tracciati su di esso durante parecchi giorni. In generale era formata una linea molto irregolare; ma un giorno, nel corso di otto ore e tre quarti, la figura rappresentava chiaramente tre ellissi e mezza
irregolari, di cui la più perfetta fu compiuta in 2 ore e 35 minuti. Le due foglie opposte si muovevano indipendentemente l'una dall'altra.
Questo movimento delle foglie aiuterebbe quello degli internodi nel portare i pezioli in contatto con oggetti circostanti. Scopersi questo movimento troppo tardi per poterlo osservare nelle altre specie; ma dall'analogia posso appena dubitare che almeno le foglie di C. Viticella, C. Flammula e C. Vitalba non si muovono spontaneamente; e giudicando dalla C. Sieboldi,
ciò ha luogo probabilmente nella C. montana e C. calycina.
M'accertai che le semplici foglie della C. glandulosa non offrivano alcun movimento spontaneo di rivoluzione.

Clematis Viticella, varietà venosa. - In questa e nelle due specie seguenti la facoltà di avviticchiarsi spiralmente è affatto perduta, e ciò sembra essere la conseguenza della diminuita flessibilità degl'internodi e dell'impedimento cagionato dalle maggiori dimensioni delle foglie. Ma il movimento di rivoluzione, benchè ristretto, non è perduto. Nella nostra specie era presente un internodo giovane, posto in fronte d'una finestra, fece tre strette ellissi, trasversalmente alla direzione della luce, con una velocità media di 2 ore e 40 minuti. Quando fu posta in modo che i movimenti procedessero verso la luce in direzione opposta, la velocità fu di molto accelerata in una metà del corso e ritardata nell'altra, al pari delle piante volubili. Le ellissi erano piccole; il diametro più lungo, descritto dall'apice d'un germoglio che portava un paio dì foglie non tese, fu soltanto di pollici 4 5/8 e quello fatto dall'apice del penultimo internodio soltanto di pollici 1 1/8. Nel più favorevole periodo di crescita, ogni foglia veniva difficilmente portata in qua e in là più di due e tre pollici dal movimento degl'internodi, ma, come fu riferito sopra, è probabile che le foglie stesse si muovano spontaneamente. Il movimento dell'intero germoglio per opera del vento e del suo rapido sviluppo sarebbe probabilmente quasi altrettanto efficace che questi movimenti spontanei, portando i pezioli in contatto con oggetti circostanti.
Le foglie sono di dimensioni grandi. Ognuna porta tre paia di foglioline laterali ed una terminale, tutte sostenute da pezioletti piuttosto lunghi. Il peziolo principale si piega un po' angolarmente in giù ad ogni punto ove sorge un paio di foglioline (vedi fig. 2), ed il pezioletto della fogliolina terminale è piegato in giù ad angolo retto; quindi l'intero peziolo, con la sua estremità piegata rettangolarmente, agisce come un uncino.



Quest'uncino, essendo i pezioli laterali diretti un poco all'insù, forma un eccellente apparato da afferrare, mediante il quale le foglie si avvinghiano prontamente ad oggetti circostanti.
Se esse non pigliano nulla, l'intero peziolo cresce da ultimo diritto. Il peziolo principale, i
pezioletti e i tre rami, in cui si suddivide generalmente ogni sub-peziolo basale-laterale, sono tutti
sensitivi. La porzione basale del peziolo principale, fra la stelo ed il primo paio di foglioline, è meno sensitiva del resto; afferrerà tuttavia un bastone, con cui è lasciato in contatto.
La superficie inferiore della porzione terminale piegata rettangolarmente (la quale porta la fogliolina terminale) che forma la parte interna dell'estremità dell'uncino, e la parte più sensitiva; e questa parte è evidentemente la meglio adattata a prendere un sostegno distante. Per mostrare la differenza di sensibilità, posi pian piano dei laccetti di spago dello stesso peso (in un caso del peso soltanto di 0,82 di grano o milligrammi 53,14) sui vari pezioletti laterali e su quello terminale; in alcune ore l'ultimo era piegato, ma dopo 24 ore non era prodotto nessun effetto sugli altri pezioletti. Inoltre un pezioletto terminale posto in contatto con un bastone sottile divenne sensibilmente curvo in 45 minuti ed in un'ora e 10 minuti percorse novanta gradi; mentre un pezioletto laterale non divenne curvato sensibilmente prima che fossero scorse 3 ore e 30 minuti. In tutti i casi se si tolgono via i bastoni, i pezioli continuano a muoversi per molti giorni dopo, così pure fanno dopo un leggero strofinamento; ma si drizzano di nuovo dopo un intervallo di circa un giorno, cioè se la flessione non è stata molto grande o lungamente continuata.
La differenza graduata nell'estensione della sensibilità nei pezioli della specie su descritta merita
nota. Nella C. montana essa è limitata al peziolo principale e non si estende ai pezioletti delle tre foglioline; così è con giovani piante di C. calycina, ma in piante più vecchie si stende ai tre pezioletti. Nella C. Viticella la sensitività si stende ai pezioli delle sette foglioline ed alle
suddivisioni dei pezioletti basali-laterali.
Ma in quest'ultima specie essa diminuisce nella parte basale del peziolo principale, in
cui soltanto risiedeva nella C. montana; mentre aumenta nella porzione terminale bruscamente piegata.

Clematis Flammula. - I germogli piuttosto grossi, diritti e rigidi, quando crescono vigorosamente nella primavera, fanno piccole rivoluzioni ovali, seguendo il sole nel loro corso. Quattro ne furono
fatte con una velocità media di 3 ore e 45 minuti. L'asse più lungo dell'ovale, descritto dal vertice estremo, era diretto ad angolo retto alla linea di congiunzione fra le foglie opposte; la sua lunghezza era in un caso solamente pollici 1 3/8 ed in un altro 1 6/8; sicchè le giovani foglie erano mosse per una brevissima distanza. I germogli della stessa pianta, osservati nel mezzo dell'estate, quando non crescevano sì rapidamente, non si giravano punto.
Tagliai un'altra pianta sul principio dell'estate, sicchè per il primo d'agosto aveva formato germogli
nuovi e mediocremente vigorosi; questi, osservati sotto una campana di vetro, erano alcuni giorni
affatto stazionari ed altri giorni si muovevano in qua ed in là per circa un ottavo di pollice soltanto. Per conseguenza la forza di rivoluzione è molto indebolita in questa specie, e in circostanze sfavorevoli è completamente perduta. Il germoglio per venir in contatto con oggetti circostanti deve dipendere dal movimento probabilmente, ma non di certo spontaneo delle foglie, dal rapido ingrandimento e dal movimento prodotto dal vento.
Quindi è forse per ciò che i pezioli hanno acquistato un alto grado di sensitività come un compenso per la piccola forza di movimento dei germogli.
I pezioli sono piegati all'ingiù, ed hanno la stessa forma generale ad uncino come nella C. Viticella. Il peziolo medio ed i pezioletti laterali sono sensibili, specialmente la porzione terminale
molto piegata. Essendo qui la sensibilità maggiore che in qualunque altra specie del genere da me
osservata, ed essendo essa notevole per se stessa, ne darò qui più minuziosi dettagli. I pezioli, quando sono sì giovani che non si sono separati uno dall'altro, non sono sensitivi; quando la lamina d'una fogliolina ha raggiunto la lunghezza di un quarto di pollice (cioè circa un sesto della sua piena
grandezza), la sensitività è al colmo; ma a quest'epoca i pezioli sono molto più pienamente sviluppati delle lamine delle foglie.
I pezioli completamente sviluppati sono non per nulla sensitivi. Un bastone sottile posto in modo da premere leggermente contro un peziolo, che aveva una fogliolina lunga un quarto di pollice, fece piegare il peziolo in 3 ore e 15 minuti. In un altro caso un peziolo s'arricciò completamente intorno ad un bastone in 12 ore. Questi pezioli furono lasciati arricciare per 24 ore, ed i bastoni vennero poi levati; ma quelli non si drizzarono più. Presi una bacchetta più sottile dello stesso peziolo, e con essa soffregai leggermente parecchi pezioli quattro volte su e giù; essi si arricciarono leggermente in un'ora e 55 minuti; la curvatura aumentò per alcune ore e poi cominciò a diminuire, ma dopo 25 ore dal tempo del soffregamento rimaneva una traccia di curvatura. Alcuni altri pezioli soffregati parimente due volte, cioè una su ed una giù, s'incurvarono percettibilmente in circa 2 ore e 30 min., muovendosi il pezioletto terminale più dei laterali; essi si drizzarono tutti di bel nuovo in
12 o 14 ore.
Finalmente un tratto, lungo circa un ottavo di pollice, d'un pezioletto, fu soffregato leggermente con la stessa bacchetta una volta soltanto; esso s'incurvò leggermente in 3 ore, restò così per undici ore, ma il mattino seguente era affatto diritto.
Le osservazioni seguenti sono più precise. Dopo aver provato pezzi più pesanti di spago e filo,
posi un laccetto di spago fino del peso di grani 1,34 (milligr. 67,4) sopra un pezioletto terminale: in 6 ore e 40 minuti si potè vedere una curvatura; in 24 ore il peziolo formava un anello aperto intorno allo spago; in 48 ore l'anello era quasi chiuso sullo spago, ed in 72 ore lo teneva sì saldamente, che fu necessaria un po' di forza per ritirarlo. Un laccetto del peso di 0,52 di grano (milligr. 33,7) fece curvare appena percettibilmente in 14 ore un pezioletto laterale, ed in 24 ore percorse 90 gradi. Queste osservazioni furono fatte durante l'estate: le seguenti furono fatte in primavera, quando i pezioli sono evidentemente più sensibili: - Un laccetto di filo, del peso d'un ottavo di grano (milligr. 8,1) non produsse nessun effetto sui pezioletti laterali, ma posto sopra uno terminale, lo fece curvare mediocremente dopo 24 ore; la curvatura, benchè il laccetto restasse sospeso, era diminuita dopo 48 ore, ma non scomparve mai, dimostrando che il peziolo s'era in parte abituato allo stimolo insufficiente. 
Questo esperimento fu ripetuto due volte con risultato press'a poco uguale. Finalmente sopra un pezioletto terminale (essendo la pianta naturalmente in una stanza tranquilla e chiusa) si pose pian piano due volte mediante una pinzetta un cappietto di filo, del peso d'un sedicesimo di grano soltanto (milligr. 4,05), e questo peso produsse certamente una flessione, che aumentò molto adagio, finchè il peziolo ebbe percorsi novanta gradi; al di là di questi non si mosse; nè il peziolo. rimanendo il laccetto sospeso, si drizzò mai di nuovo perfettamente.

Quando consideriamo, da una parte, la grandezza e rigidità dei pezioli e, dall'altra, la sottigliezza e
la mollezza d'un filo di cotone fino, e ciò che è più un peso estremamente piccolo d'un sedicesimo di grano (milligr. 4,05), questi fatti sono notevoli. Ma io ho ragione di credere che anche un peso minore ecciti curvamento, quando preme su d'una superficie più larga di quella su cui agisce un filo. Avendo notato che l'estremità d'uno spago sospeso, che accidentalmente toccava un peziolo, lo faceva piegare, presi due pezzi di filo sottile, lunghi 10 pollici (del peso di grani 1,64), e, legatili ad un bastone, li lasciai pendere quasi tanto perpendicolarmente in giù quanto la loro sottigliezza e forma flessuosa, dopo essere stati tesi, lo permettevano; posi quindi pian piano le loro estremità in modo da posare appena sui due pezioli, e questi si curvarono senz'altro in trentasei ore. Una delle estremità toccava l'angolo fra un pezioletto terminale ed uno laterale, ed in 48 ore essa fu presa tra essi come da una tenaglia. In questi casi la pressione, benchè stesa sopra una superficie più larga di quella toccata dal filo di cotone, deve essere stata eccessivamente leggiera.

Clematis Vitalba. - Le piante erano in vasi e non sane, sicchè non oso fidarmi delle mie
osservazioni, che indicano molta somiglianza nelle abitudini con la C. Flammula.
Ricordo questa specie soltanto perchè ho veduto molte prove che i pezioli allo stato di natura sono eccitati al movimento da leggerissima pressione. Per esempio, li ho trovati abbraccianti dei fili d'erba avvizzita, le giovani e molli foglie d'un acero e i peduncoli dei fiori di una Briza. Gli ultimi sono sottili quanto i peli della barba d'un uomo, ma furono completamente circondati ed afferrati. I pezioli d'una foglia, tanto giovane che nessuna delle foglioline era spiegata, avevano afferrato in parte una bacchetta. Quelli di quasi tutte le foglie vecchie, quand'anche non sono attaccati a nessun oggetto, sono molto convoluti; ma ciò dipende dall'esser essi, quand'erano giovani, venuti in contatto per parecchie ore con qualche oggetto di poi levato.

In ognuna delle suddescritte specie, coltivate in vasi e diligentemente osservate, non vi fu
alcun piegamento permanente dei pezioli senza lo stimolo del contatto.
D'inverno, le lamine delle foglie della C. Vitalba cadono; ma i pezioli (come fu osservato da Mohl) restano attaccati ai rami, talvolta per due stagioni; ed essendo convoluti, essi rassomigliano curiosamente a veri viticci, come quelli che possiede il genere affine Naravelia.
I pezioli che hanno abbracciato qualche oggetto diventano molto più rigidi, duri e puliti di quelli che non riuscirono ad adempiere questa funzione loro propria.

Tradotto da Canestrini, Giovanni e Saccardo, P. A. nel 1878. Revisitato e corretto da Matt Droberry 2012
Testo integrale tradotto originale disponibile qui
Testo in lingua originale senza diritti di autore: txt pdf
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Mi sembrava doveroso pubblicare il capitolo dedicato alle Clematis oggetto di studi di Charles Darwin.
Il tutto è venuto fuori poichè ho incorrettamente chiamato viticci i piccioli (piziolo invece è il termine dotto oggi quasi caduto in disuso) con cui le clematis si aggrappano dove possibile, come giustamente qualcuno mi ha fatto notare. Ho voluto approfondire l'argomento ed ho trovato Darwin, proprio lui stesso dichiara che è incorretto chiamarli viticci come i suoi predecessori avevano fatto.
Di certo il materiale di studio è un pò pesante poichè molto dettagliato, ma dà un idea dei diversi modi di arrampicarsi delle clematis di diverse specie.
Aggiungo alcune considerazioni mie visto che sto sperimentando io stesso diversi modi di far arrampicare le suddette.
E' certo che la maggior parte delle clematis si arrimpica facilmente sui supporti più disparati, ma vi sono anche dei limiti. Esattamente come le Passiflore (loro hanno i viticci), le clematis non amano avvolgere i loro piccioli intorno ad oggetti metallici di un certo spessore ed ancor meno se questi sono rettangolari, tuttavia è possibile come si può vedere dalla foto (a forza di insistere ed in condizioni senza vento). Per esempio detestano una ringhiera con le sbarre non cilindriche, è come se in un certo senso fossero anche coscienti del fatto che le parti metalliche sotto il sole accumulano il calore.

 I supporti più usati sono sicuramente le bacchette o canne di bambu, da preferire sono i materiali naturali a base di legno o corde di juta. 
Tuttavia vengono utilizzate anche bastoncini e bacchette o grate di plastica, fili di nylon o fili di ferro plastificati. Ve ne mostro qui alcuni tipi con i piccioli avvinghiati. 


Ovviamente all'epoca degli studi di Darwin non erano disponibili materiali sintetici, cmq il tempo di avvinghiamento intorno a dei materiali naturali è di gran lunga minore rispetto a quelli metallici o sintetici.
Giustamente le condizioni climatiche come da lui stesso osservato sono molto influenti. La crescita è molto sviluppata durante la primavera o durante il periodo che precede la fioritura. Una volta aperti i boccioli la pianta concentra tutta l'attenzione sui suoi fiori e sulla buona nascita della sua prole tramite i semi.

Qui si attorciglia su in filo di nylon strozzando contemporaneamente una altra clematide facendole capovolgere la visuale (purtroppo nelle giornate ventose può succedere di tutto!) 

Questa ha raggiunto la lodevole altezza di oltre 2 metri e per non farla cadere ho teso un filo di nylon a mò di arco.
 anche questa va a formare una sorta di arco oltre l'orizzonte!

Altre specie invece come la Alpina, la Durandi o la Serratifolia tendono poco ad autoreggersi e per evitare che si pieghino o si spezzino è necessario legarle o fissarle con appositi legacci. 

Ecco alcuni esempi:






Per farle arrampicare esistono diversi modi e diversi supporti, eccone alcuni esempi:
Cordicella per contenere i rami che altrimenti tendono a piegarsi in zone indesiderite rischiando di spezzarsi.

Questa è una grata adatta a quelle più piccole (in questo caso mal sfruttata dalla Vigna Caracalla)
 Si possono autocostruire grate con le stecche di bambù
 o con il fil di ferro plastificato
 In commercio vi sono le grate di plastica verdi (quelle più economiche)
 o di legno lievemente più costose.


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